Mastro Titta, pseudonimo di Giovanni Battista Bugatti (Senigallia, 6 marzo 1779 – Roma, 18 giugno 1869), è stato il boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864.
Fu un personaggio molto noto a Roma, sebbene vivesse in una sorta di isolamento forzato a causa del suo mestiere. Risiedeva nel quartiere di Borgo, oltre il ponte Sant'Angelo, e non poteva oltrepassarlo a meno che non fosse in servizio per eseguire una condanna. Quando lo faceva, la bandiera rossa sul Campidoglio segnalava alla popolazione che una esecuzione stava per avvenire.
Durante il suo servizio, Mastro Titta eseguì 516 esecuzioni, utilizzando diversi metodi: la ghigliottina, la mannaia, la mazza, lo strangolamento e lo squartamento. Conservava un registro dettagliato delle sue esecuzioni, annotando il nome del condannato, il crimine commesso e il metodo utilizzato.
Il suo soprannome, "Mastro Titta", deriva dall'espressione romanesca "mastro" (maestro, nel senso di abile artigiano) e da una contrazione del suo nome di battesimo, Battista. Altri soprannomi includevano "il carnefice di Roma" e "il boia dello Stato Pontificio".
La figura di Mastro Titta è avvolta da un alone di mistero e leggenda. Era un personaggio controverso, temuto e al contempo oggetto di morbosa curiosità. Le sue esecuzioni attiravano una grande folla, desiderosa di assistere allo spettacolo macabro. Molte storie e aneddoti circolano sulla sua vita e sui suoi metodi, contribuendo ad alimentare il mito del boia di Roma.
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